MATERIALE DI STUDIO



Capire il nuovo, governare il cambiamento: verso un progetto di residenzialità solidale per il nuovo millennio.


PROGETTO ARNIA


ABITARE RESIDENZE NON INVASIVE AUTONOMIZZANTI



Materiale di studio e di riflessione teorica a cura di Marina CONTI




INDICE


Introduzione

Le nuove emergenze socio-abitative

Focus sugli  anziani

  1. Orientamenti del welfare

  2. Il Progetto di Villaggio Orizzontale e Verticale nel percorso A.R.N.I.A.

1° - l’inserimento della famiglia tutor o del tutor singolo con funzioni di custode sociale

2° - la struttura architettonica

3° - la domotica

4° - il design

5° - l’integrazione con il contesto urbano

Conclusioni




LE NUOVE EMERGENZE SOCIO-ABITATIVE


Le interrelazioni tra demografia e residenza sono strette e complesse: il numero di alloggi necessari a soddisfare la domanda abitativa non dipende in maniera esclusiva dal movimento demografico, ma la sua variazione è considerevolmente influenzata dai cambi endogeni delle strutture familiari. 

Oggigiorno in Europa è comune assistere ad una trasformazione delle relazioni familiari indotta da una molteplicità di fattori quali la bassa natalità, l’aumento delle longevità, la nuclearizzazione delle strutture familiari, il considerevole incremento delle persone che vivono da sole in seguito alle necessità create dalla mobilità lavorativa. La famiglia tradizionale, formata da genitori e figli, non può essere più considerata l’unità sociale predominante e, di conseguenza, é sempre minore il suo peso nell’occupazione globale della residenza. La nascita di forme sociali diverse genera una richiesta crescente di differenti modelli abitativi che il nostro mercato edilizio non riesce a soddisfare, in quanto ancora basato su schemi familiari oramai superati. Attualmente si assiste ad una diminuzione crescente dei componenti del nucleo familiare e ad un aumento del numero dei nuclei. 

Il problema relativo all’elevato costo degli alloggi e la difficoltà di accesso al bene casa sta diventando un problema sempre più generalizzato tanto da non riguardare più, in maniera esclusiva, le fasce tradizionalmente più vulnerabili della popolazione: vi è una ampia categoria di soggetti, generalmente identificata come “fascia grigia”, quali nuclei familiari e giovani coppie a basso reddito o anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, che pur avendo livelli di reddito troppo alti per accedere alle assegnazioni di alloggi di edilizia pubblica, non riescono a soddisfare sul libero mercato le proprie esigenze abitative.

Di fronte a tali esigenze, la quota di patrimonio abitativo in affitto in Italia si situa - secondo le più recenti stime diffuse dall'ISTAT - al 18,7%, ben al di sotto dei valori dei Paesi europei più sviluppati, che oscillano fra il 30 - 40%. Riguardo all'offerta di abitazioni di edilizia residenziale pubblica, il dato si rafforza: le assegnazioni di alloggi sociali in Italia soddisfano, infatti, appena l'8% delle domande. La prima debolezza evidente delle generali politiche abitative sociali è quindi l'estrema ristrettezza dell'offerta di affitto accessibile, insieme alla scarsa capacità di rispondere al nuovo intreccio tra la povertà abitativa, da un lato, e i processi alla base dell'accresciuta vulnerabilità sociale di molti settori della popolazione, dall'altro.

La difficoltà di migliorare la propria condizione abitativa da parte delle famiglie meno abbienti è evidente in rapporto al reddito. Circa il 25% delle famiglie in affitto ha redditi annui inferiori a 10mila euro, il 33,4% dei quali è assorbito dalla spesa per la casa; il 40% dei nuclei familiari in affitto ha un reddito annuo tra 10 e 20mila euro, con un'incidenza del canone pari al 24,9%. Se dovessero accedere al mercato locativo delle grandi aree urbane, l'incidenza sul reddito per queste famiglie arriverebbe al 148%. Anche le fasce di popolazione con redditi annui fra i 20 e i 30mila euro, superiori ai limiti massimi di legge previsti dall'edilizia sociale, non possono accedere agli affitti del libero mercato perché costituirebbero più del 40% delle loro disponibilità, un'incidenza considerata insostenibile per un bilancio familiare e che sta aumentando il disagio sociale. I dati sulla spesa pubblica pro-capite per l’alloggio sociale in Europa indicano che si spendono 5 euro in Italia contro 369 euro nel Regno Unito, oltre 200 euro in Francia e Danimarca, 150 euro in Svezia e Irlanda, oltre 100 euro in Grecia e Olanda, 60 euro in Germania.


La popolazione anziana è quella che maggiormente patisce questa situazione e, se si considera che uno dei processi di maggior rilievo in corso nei Paesi industrializzati è rappresentato dall’invecchiamento demografico, diventa fondamentale trovare delle soluzioni abitative economicamente accessibili in grado di rispondere in maniera efficace alle esigenze non solo abitative di una fascia di popolazione che nel prossimo futuro diventerà sempre più consistente dal punto di vista numerico.


Anche per le persone con disabilità è necessario fare in modo che i fruitori con esigenze di vita indipendente possano controllare, in autonomia o con supporto, gli ambienti di vita, grazie alla semplificazione necessaria nell’utilizzo dei servizi e con la massima limitazione del rischio di infortuni.

La popolazione disabile, ed in particolare quella costituita dai disabili motori, anch'essa in aumento, richiede che le abitazioni siano adeguate ad essere utilizzate agevolmente da persone che si muovono con difficoltà o su sedia a ruote, senza che l'abitazione si trasformi in un succedaneo di clinica o in un centro di riabilitazione.


La presenza straniera in Italia è contraddistinta da tempo di un’elevata quota di famiglie, aumentata in seguito ai ricongiungimenti e ai matrimoni contratti dagli immigrati in Italia.

Le ragioni del disagio abitativo degli immigrati paiono essere molteplici. In primo luogo, è noto che l’incidenza della vulnerabilità e del disagio abitativo sono maggiori tra gli immigrati rispetto agli autoctoni. Gli immigrati, infatti, percepiscono in genere redditi minori e più precari degli autoctoni e, vivendo per lo più in affitto ed essendo concentrati nelle città, sono stati maggiormente colpiti dall’aumento dei canoni di locazione che si è registrato nel decennio precedente lo scoppio dell’attuale crisi economica e che ha interessato soprattutto le aree urbane. A ciò si aggiungono la forte diffidenza dei proprietari nei confronti di inquilini stranieri e gli atteggiamenti speculativi di alcuni locatori, che hanno indotto l’Eurispes (2009) a stimare una maggiorazione del canone del 20-25% nel caso degli stranieri a parità di tipo di immobile affittato. La domanda abitativa espressa dagli immigrati si è evoluta nel tempo. All’inizio la popolazione straniera, costituita in larga parte da single, poneva una forte domanda di accoglienza temporanea, funzionale alle prime fasi del percorso migratorio o alla forte mobilità territoriale.


Sta andando in sofferenza, inoltre, una fascia di reddito che non trova risposte nel mercato: si tratta delle famiglie monoparentali con minori a carico, delle coppie giovani, posizionate subito sopra la soglia di povertà ma il cui reddito non è sufficiente ad assicurare una vita decorosa.

La tipologia familiare più colpita è quella delle coppie con figli minori monolavoro, seguita dai single. La situazione problematica che emerge a carico dei single, ed il fatto che vengano accomunati in questo tipo di disagio single di età e profilo reddituale diversi, mette in luce la causa prevalente, costituita dalla rigidità dei costi del mercato abitativo, che costringe queste persone ad un sovraccarico di oneri, cui spesso corrisponde un dimensionamento dell’abitazione superiore alle effettive necessità.


L’importanza e criticità dei fenomeni sopra citati risiedono soprattutto nelle implicazioni di natura sociale ed economica che richiederanno un sempre maggiore sforzo nell’offerta di servizi abitativi e sociosanitari, mettendo a dura prova la sostenibilità dei sistemi di welfare contemporanei.

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